Quando la lotta si fa dura.
Non si può restare a guardare, è necessario battersi. E non
soltanto per reclamare il reintegro del FUS - senza
reintegro il sistema musicale italiano sarà presto
smantellato - ma anche per gridare il diritto ad esistere,
ad essere rispettati, anzi a farsi vanto della nostra
storia.
Le notizie che giungono da ogni parte sono veri e propri
bollettini di guerra. Per fortuna, non siamo ancora alle
cancellazioni totali; ma già si registrano riduzioni
consistenti dell’attività, licenziamenti numericamente
pesanti di giovani e professionisti che non possono
riciclarsi saltando da un cubo all’altro o semplicemente
cambiando discoteca, come si usa in altri ambienti. Il
Ministro del Tesoro alla vigilia della discussione in
Parlamento del cosiddetto ‘Decreto Milleproroghe’, ha fatto
sapere ai parlamentari, che ne stanno discutendo in
Commissione gli emendamenti, che ‘soldi non ce ne sono per
nessuno’.
E, per il FUS in particolare, neanche 1 Euro. A nulla sono
valse le passate assicurazioni di Letta e dello stesso
Bondi, non più siduciato, il quale continua a ripetere che
mentre tutti chiedono soldi - che non ci sono - lui ha
pensato alla riforma del sistema. Se questa è riforma?
Qualche richiesta è arrivata a Tremonti da Bossi. Il capo
della Lega domanda il reintegro del inanziamento per La
Scala e L’Arena di Verona - enti musicali padani; ma non per
La Fenice - perché Venezia è della sinistra? E forse
l’ottiene, specie ora che sta tentando di costruire una
storia della musica ‘padana’, l’unica da inanziare; da
quando anche lui ha scoperto che il pianoforte è invenzione
padana (Bartolomeo Cristofori, autore della grande
invenzione presso la corte dei Medici, era di Padova ndr.);
e che senza tale scoperta - padana, ha ribadito la Lega -
non ci sarebbero stati né Beethoven, né Mozart, né Chopin,
né Liszt.
Se non ci sono soldi per il reintegro del FUS, il Governo
parli chiaro; dica cosa vuol fare di teatri, orchestre,
istituzioni concertistiche e di ricerca, conservatori?
Vuole riformare il sistema, secondo la bella definizione di
Bondi? Ma come? Azzerandolo come si fa con gli enti inutili?
Lo dica chiaramente perché la sensazione è questa: il
Governo vorrebbe scaricare su Comuni e Regioni anche teatri
ed orchestre e tutte quelle istituzioni musicali, alcune
delle quali storiche, che per garantire qualità hanno
bisogno di artisti e tecnici stabili, ben sapendo che non vi
sono le risorse.
Non dobbiamo permettere che cinquecento anni di grande
storia musicale siano messi a fuoco e fiamme da un esercito
di nuovi barbari.
A tal proposito, dal mondo degli artisti viene una proposta.
Precisamente dall’IMAIE(Istituto preposto alla tutela dei
diritti degli artisti, interpreti ed esecutori di opere
musicali, cinematograiche, drammatiche, letterarie e
audiovisive) che è stato prima commissariato e poi chiuso,
ed al suo posto creato il nuovo IMAIE. Il vecchio IMAIE
aveva in cassa oltre 120 milioni di Euro di diritti, da
distribuire agli interpreti.
Quella enorme somma, destinata ad ampliarsi ogni giorno, per
via dei diritti di trasmissione e riproduzione (i soli
canali digitali e tematici rappresentano una miniera d’oro
per gli interpreti!), non si sa che ine abbia fatto. Dagli
iscritti al vecchio IMAIE viene la proposta di destinarla al
FUS. Se il Governo non può, anzi non vuole salvare la
cultura e l’arte, si offrono di farlo gli stessi artisti.
Che ne dice, ministro Tremonti?
|